sabato 16 maggio 2009

Sicurezza e accoglienza possono convivere.


Qualche giorno fa nel secondo incontro formativo sulla Dottrina Sociale della Chiesa tenutosi a Mineo nella parr. di San Pietro, si è accennato alla problematica della Politica sull'immigrazione alla luce della Dottrina sociale (rispetto della persona umana e della sua dignita...).
Le parole di Mons. Sigalini, assistente generale di A C, possono essere un ulteriore contributo di riflessione sul tema trattato.

Sicurezza e accoglienza possono convivere

La vita non la ferma nessuno, le migrazioni dei popoli sono la ricerca vitale di una possibilità di vivere, diritto di ogni persona che viene al mondo. I confini li ha fatti l’uomo, i muri pure, ma anche i ponti e le strade, le navi e gli aerei. Finché avevamo confini precisi ci volevamo bene, ci salutavamo dal cancello dell’orto, ci passavamo le primizie dei raccolti, ma quando abbiamo tolto la siepe che delimitava il nostro e il suo orto siamo andati in crisi.

Dobbiamo cedere al fatto che la forza della convivenza deve per forza stare nei muri, nelle siepi, nei confini, nelle reclusioni, nei commerci di povere vite sballottate nei mari oppure andiamo verso una umanità che si affratella sempre di più e che elimina le disuguaglianze? Che rispetta i diritti e che li ridefinisce in base alla evoluzione della convivenza umana? Prendiamo coscienza che tanti popoli li deprediamo e che hanno diritto a venire a prendere quello che abbiamo tolto o stiamo estorcendo ancora oggi?

Certo oggi stiamo vivendo un momento di passaggio delicato, che non va affrontato con l’irruenza delle ideologie e della demagogia, della contrapposizione tra partiti e della immagine mediatica. L’umanità merita di meglio. La sicurezza e l’accoglienza possono assolutamente convivere e convivere bene. Le guerre che il mondo opulento provoca producono stracci di umanità e urla di pace. Dobbiamo con pacatezza, con decisione, con onestà e ponderatezza affrontare i temi delle immigrazioni, ciascuno con la sua responsabilità.
Lo Stato lo sta facendo, ma occorre il concorso di tutti e l’ascolto di tutti gli uomini che hanno buona volontà e non mutuo disprezzo, per definire, cambiare, completare le leggi. La contrapposizione mediatica tra i partiti è un ottimo alibi per esimere il cittadino dal prendere coscienza di quanto miseramente paga il suo operaio immigrato o il proprietario di una casa di quanto lo strozza con il suo affitto pure in nero.

La Chiesa si è vista ingigantire l’attenzione ai migrantes, molto più di ieri. Le nostre pastorali ancora non tengono conto che devono ridefinirsi a partire da questo segno dei tempi, cioè luogo dove sicuramente Dio sta passando e bussando alle nostre vite e alle nostre istituzioni, alle nostre chiese e ai nostri oratori. Nessuno se ne può tirare fuori. C’è bisogno di governo e di opposizioni, di Chiesa e di università, di arte e di musica, di sport e di letteratura, di stampa e di fiction per aiutarci tutti a creare un mondo nuovo, sicuramente più bello e più ricco, come Dio lo ha da sempre sognato per tutti noi.

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