sabato 23 maggio 2009

22 maggio 2009. In ricordo di Paolo Giuntella.

Un anno fa, il 22 maggio 2008, moriva Paolo Giuntella. Aveva 61 anni, figlio del professor Vittorio Emanuele Giuntella (reduce dai lager nazisti), fu da giovane attivo nella Fuci, e nel movimento scout. Nel 1966 fu tra gli "Angeli del Fango" che arrivarono a Firenze in seguito all'alluvione.
Nel 1979 fondò l’associazione la Rosa Bianca, ispirato all’impegno dei giovani cristiani guidati da Hans e Sophie Scholl che si opposero in modo nonviolento al nazismo. Nel 1980 sposò Laura Rozza, conosciuta nell’Azione Cattolica, dalla quale ha avuto tre figli.
Giornalista e scrittore, dopo avere lavorato per alcuni quotidiani ("Il Popolo", "Avvenire", "Il Mattino"), ha diretto il mensile Appunti di cultura e politica ed è stato a capo della terza pagina e dei supplementi culturali de Il Mattino. Come giornalista Rai ha coordinato Tv7, per poi divenire caporedattore di Speciale Tg1. Dal 1999 seguiva per il Tg1 della Rai l'attività del presidente della Repubblica.

Poco prima di morire era stato pubblicato il suo ultimo libro (L'aratro, l'ipod, e le stelle. Diario di viaggio di un laico cristiano, Milano, Paoline, 2008, e ora è appena uscita, a cura di Laura Rozza Giuntella, la nuova edizione di un volumetto scritto con il padre, lo storico Vittorio Emanuele Giuntella (1913-1996), con l'aggiunta di una lunga appendice (Il gomitolo dell'alleluja. Di padre in figlio il filo della fede, Roma, Ave, 2009).

Il nostro presidente diocesano ci ha ricordato che a Roma durante il convegno dei Presidenti vi è stato un momento di fraternità organizzato dai "figli di papà" dell'A.C.: Bachelet, Giuntella (appunto uno dei figli di Paolo), Sassuoli, ecc.).

Mi sembra giusto ricordare questo nostro socio di Azione Cattolica. Un serio e bravo giornalista, cristianamente impegnato. In un tempo in cui avere giornalisti coraggiosi, liberi, competenti, ...e "testimoni" non è facile.


Dal suo ultimo libro, L’aratro, l’ipod e le stelle, "...La morte ha davvero l’ultima parola? Noi crediamo di no: la morte non ha l’ultima parola… La morte è il compimento della vita, il passo arduo di montagna, della nostra speranza...
Tornare nomadi per cercare e contemplare la Verità, per lasciare le nostre case, i nostri templi di pietra, la nostra pesante condizione di «sani», di «buoni», per recuperare tenda e sacco a pelo, carte, bussola, borraccia, ipod, e camminare cantando e ballando verso la felicità.
..".

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