sabato 15 novembre 2008

Il nuovo presidente della Corte Costituzionale:Giovanni Maria Flick

È Giovanni Maria Flick il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Succede a Franco Bile, il cui mandato è scaduto lo scorso 8 novembre. Ad eleggerlo sono stati, a scrutinio segreto, i quindici della Consulta.
Sessantotto anni, nato a Ciriè (Torino), Flick è il trentaduesimo presidente della Corte Costituzionale e avrà di fronte a sè circa tre mesi (96 giorni per l'esattezza) di presidenza della Consulta: il suo incarico scade infatti il 18 febbraio 2009, quando saranno trascorsi nove anni dal giorno in cui l'allora Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi lo scelse come giudice costituzionale.
Noto avvocato penalista ed ex ministro della Giustizia durante il primo governo Prodi, Flick è stato nominato giudice costituzionale nel febbraio del 2000 dall'allora Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi.

Da un’intervista all’Osservatore Romano di qualche mese addietro, mi sembra opportuno richiamare alcuni passaggi che riguardano alcuni temi fondamentali e attuali oggi più che mai.

…Alla base di ogni ragionare sulla Carta c'è la necessaria comprensione del contesto nazionale e internazionale nel quale fu scritta e il ruolo determinante dei partiti nella sua discussione e approvazione.
"I partiti che hanno fatto la Costituzione - osserva Flick - ora non ci sono più, ma la lezione che ci hanno dato è tuttora valida. Essi seppero distinguere il momento della lotta politica anche dura, dal momento della scrittura delle regole che richiede concordia”.

“A suo parere gli italiani hanno familiarità con la Costituzione italiana o la percepiscono piuttosto lontana come una questione di lotta politica riservata ai partiti?

Gli italiani dimostrano di ben conoscere e di condividere i valori fondanti della Costituzione e i diritti che afferma e tutela; forse occorrerebbe una maggiore sensibilità collettiva per individuare i doveri che pure attribuisce, speculari a quei diritti. Il rischio più consistente è quello di perdere la memoria storica della Costituzione: aver familiarità con essa significa non solo conoscerla e soprattutto "praticarla", ma anche intenderne l'origine e lo spirito informatore.

I valori su cui si fonda la Costituzione della Repubblica sono tuttora validi perché occorre ancora realizzarli o perché sono patrimonio condiviso e già realizzato nella società italiana?

I valori fondanti della Costituzione - espressi dai principi fondamentali e sviluppati sia nella prima parte dedicata ai diritti e doveri, sia nella seconda dedicata alle regole e all'equilibrio fra i poteri - sono tuttora validi in sé e più che mai attuali. Basta pensare, per esempio, al principio lavoristico, al ripudio della guerra e al principio di eguaglianza, di fronte rispettivamente alle quotidiane morti sul lavoro, ai conflitti ricorrenti sotto varie etichette, al ritorno strisciante - e non solo - del razzismo, dell'intolleranza e della discriminazione. O basta pensare all'attualità dell'indicazione costituzionale per la tutela del risparmio, di fronte alla crisi finanziaria di questi giorni e alle sue implicazioni sull'economia reale. Quanto alla condivisione di quei valori, mi sembra che nel nostro Paese sia abbastanza diffusa; ma la loro realizzazione chiama tutti e ciascuno a un impegno continuo, che non può essere definito pieno e soddisfacente.


Cosa direbbe in breve a un pubblico di giovani per consegnare loro la Costituzione come preziosa eredità e farla sentire come tale?

Direi (e dico spesso) che la Costituzione è un ponte tra il passato e il futuro, essenziale per gestire il presente. Essa esprime la cesura netta con un passato di errori e di orrori, e il progetto per un futuro costruito sulla libertà e dignità dell'individuo, e sull'uguaglianza non solo formale: anche, fra l'altro, per cercare di evitare il ripetersi di quegli errori e orrori.

Intorno alla Costituzione è in corso da anni una battaglia infinita tra quanti chiedono cambiamenti anche radicali e coloro che vogliono aggiustamenti della seconda parte, dove sono definite le regole dell'ordinamento italiano. C'è un modo per concludere positivamente questo interminabile conflitto?

La Costituzione italiana ha una parte inossidabile, che ricomprende i princìpi fondamentali e gli essentialia dei diritti e doveri. A me sembra che questa prima parte debba essere soltanto "riletta" e non "riscritta".
La seconda parte invece è suscettibile di maggior dinamismo, proprio perché relativa all'organizzazione dello Stato, che è condizionata dall'evoluzione storica e sociale rispetto al tempo in cui nacque la Costituzione. Se di conflitto si vuol parlare, le condizioni per superarlo sono due: la necessità di un dialogo istituzionale vero, accanto alla legittima contrapposizione politica; la necessità che gli aggiornamenti eventuali non alterino l'equilibrio fra la prima e la seconda parte della Costituzione.

Uno dei cambiamenti più rilevanti rispetto al momento in cui la Carta fu approvata è la presenza significativa di immigrati che vengono a stabilizzarsi nel Paese. La Carta costituzionale offre indicazioni valide e sufficienti per risolvere civilmente una questione divenuta rovente e dirimente nel dibattito politico e culturale dell'intera Europa?

Certamente. Basterebbe ricordare gli articoli 2 e 3 della Costituzione, ma anche il 32 sul diritto alla salute. I diritti inviolabili della persona umana e i doveri di solidarietà, l'eguaglianza sostanziale e la pari dignità sociale di tutti, in quanto persone - e quindi non soltanto dei cittadini - sono le indicazioni più rilevanti, vincolanti e risolutive sotto il profilo del valore, per affrontare concretamente il problema della condizione degli immigrati".

C’è tanto materiale per far riflettere ciascuno di noi e …agire di conseguenza.

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