giovedì 3 luglio 2008

29 Giugno 2008 : Prima intervista del neo Presidente di A C Miano.

Ac, con i vescovi per tre priorità
Ampli stralci della prima intervista rilasciata ad Avvenire il 29 giugno dal neo presidente dell'Azione Cattolica italiana, prof. Franco Miano.

Santità di vita, emergenza educativa, passione per il bene comune. Sono le tre tematiche attorno alle quali, «a partire dalla XIII Assemblea e dallo straordinario incontro con Benedetto XVI» del maggio scorso, l’Azione cattolica italiana intende sviluppare il suo impegno futuro. «Un tempo propizio per un cammino dell’Azione cattolica che possa ancora più rinsaldare il proprio legame con la vita della Chiesa italiana e con i vescovi prima di tutto», afferma Franco Miano, eletto alla fine del mese scorso nuovo presidente nazionale dell’Ac.

Lei arriva alla presidenza in un periodo di passaggio molto importante per la Chiesa italiana. Che momento è per lei e per l’Ac?

Sicuramente un momento molto bello. L’Ac s’è incontrata con Benedetto XVI in piazza San Pietro, eravamo in 100mila, ed è stato un incontro davvero intenso, prima di tutto per le parole del Papa, che ci hanno offerto un insegnamento che costituirà per noi la traccia del lavoro dei prossimi anni. Così come è stato bello che, in quell’occasione, a presiedere la celebrazione eucaristica sia stato il cardinale Angelo Bagnasco, il presidente dei vescovi italiani, che ci ha dato altre importanti indicazioni. E direi infine che è stato bello in quanto la coincidenza con la XIII Assemblea è stata l’occasione per un moltiplicarsi di significati, perché nel momento in cui avveniva quel naturale passaggio da un Consiglio nazionale all’altro, nella responsabilità associativa, s’era accompagnati dall’intera associazione, rappresentata visivamente in piazza San Pietro nella tradizione del ritrovarsi con il Papa.

In qualche settore dell’associazione la sua elezione è stata letta in una chiave di discontinuità, quasi in una linea, se non proprio “non in sintonia”, “problematica” rispetto alla Cei. Che cosa può dire al riguardo?

A mio giudizio, ma non solo, credo, si tratta di una sensazione sbagliata. Forse nata da qualche equivoco, ma non saprei dire quale. Sbagliata perché l’Ac, al di là delle tante espressioni che la possono caratterizzare, si ritrova fortemente e pienamente nella linea della collaborazione con i vescovi italiani. Questo appartiene alla sua storia, al suo statuto, ma appartiene anche al suo futuro, perché è il senso stesso dell’essere Azione cattolica che è comunione piena, collaborazione, corresponsabilità con i vescovi. D’altro canto ho avuto anche modo di sottolineare questa mia precisa convinzione negli incontri avuti prima con monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Cei e poi con il cardinale presidente. Io credo che si tratti di un tempo molto importante, da questo punto di vista, un tempo propizio per un cammino dell’Azione cattolica che possa ancora più rinsaldare il proprio legame con la vita della Chiesa, e con i vescovi prima di tutto.

Quali sono i temi, le problematiche più vive che l’Ac si trova a dover affrontare?

Proprio a partire dalla XIII Assemblea e dall’incontro con Benedetto XVI, io mi sentirei di sottolineare tre tematiche, e al primo posto metterei quella della santità, vissuta nelle condizioni più consone alla condizione laicale, come il Papa ha sottolineato nell’incontro di maggio. Perché questo tema? Perché se abbiamo lavorato moltissimo, nell’anno associativo 2007-2008, per ricordare i 140 anni dell’Ac, lo abbiamo fatto non per chiuderci nel passato, ma per cercare di cogliere da esso le radici più belle e più autentiche del nostro futuro. In questo cammino, la cosa fondamentale è stata la scoperta, che naturalmente è una riscoperta, dei tanti santi che hanno costellato e accompagnato la vita dell’associazione. Si tratta di una santità che è arrivata agli onori degli altari, ma anche di una santità della vita quotidiana.

Che cosa implica questa riscoperta?

Parlare di santità, oggi, guardando al futuro, significa fondamentalmente rafforzare la qualità della vita spirituale e della proposta formativa. Immediatamente collegata a questo c’è dunque la risposta che l’Ac vorrebbe dare con forza alla questione dell’emergenza educativa, e questa è la seconda delle tematiche da sottolineare. Nel nostro patrimonio abbiamo una tradizione formativa vivissima e la vorremmo mettere a disposizione di questo momento della vita della Chiesa e, direi, della vita del Paese. Il Papa, nell’ultimo periodo, ha ricordato tante volte la centralità della questione educativa e l’emergenza che vi è sottesa oggi. Noi siamo convinti di questa analisi, e vorremmo lavorare da un lato a qualificare sempre di più la nostra proposta formativa e, dall’altro, ad aprire nuovi spiragli verso le persone che sono distanti dalla Chiesa.

La terza prospettiva?

È la passione per il bene comune. Di fatto l’Ac oggi, nelle sue realtà territoriali, sta mettendo una forte attenzione alle problematiche relative al territorio; ma anche a livello nazionale non possiamo non continuare a mettere al centro alcune questioni che, in questo orizzonte, sono fondamentali: la vita, la famiglia, il lavoro, la pace, la questione della politica e della moralità della politica. Ciò perché crediamo che sia compito dell’Ac, e dei cattolici in genere, diffondere sempre più nella popolarità della vita della Chiesa un forte senso di passione per il bene comune, che si traduce in un apporto concreto alla nostra realtà.

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